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DA Renata Russo Drago, “Tra violenza e onore.
Le donne nei processi penali del periodo borbonico
(1819-1859)”, 2012, pp. 160, Euro 16,00 
SCICLI 1823... [...]Diverse denunce riguardano dei sacerdoti che, malgrado la loro particolare
condizione, sono implicati in casi di adulterio, anche se spesso alla fine non riconosciuti
colpevoli. A Scicli nel gennaio 1823 il sarto Carmelo Rosa denuncia la moglie Ignazia e il suo
"amasio cantore sacerdote don Salvatore Spadaro" dopo averli trovati in casa insieme "in
conversazione". In un primo tempo ne chiede la punizione, ma poco dopo si costituisce parte
civile e chiede che la moglie abiti in una casa da lui indicata "in cui si deve commorare un'onesta
matrona, per mettere al coverto il suo onore e quello della moglie". Ma Ignazia da parte sua
denuncia di essere perseguitata dal marito e dai suoi parenti, dai quali è "minacciata di vita ...
abbandonata a tutti i furori e le smanie di un marito geloso". Il presunto amante ha ventisei anni, è
figlio del barone Francesco Spadaro di Scicli, ed è registrato come" ecclesiastico possidente".
Durante l'interrogatorio, nega il reato e si proclama del tutto innocente, in quanto "da tempo è
fedele amico del Rosa e della sua famiglia, tanto che ha tenuto a battesimo come padrino un suo
bambino prima di diventare sacerdote. Si è creata in tal modo la "parentela spirituale", in grazia della quale il Rosa non si è fatto
pagare la confezione di abiti del sacerdote, e questi si è sdebitato "complimentando" la moglie con "due paia di scarpe di pelle
lacca".
Appunto questo dono in particolare aveva suscitato le ire del marito che aveva fatto a pezzi le scarpe; Ignazia aveva mandato a
chiamare il prete per fargli vedere lo scempio compiuto, e don Spadaro aveva a sua volta lacerato il "marrocco" del sarto,
minacciando di fare altrettanto con lui. Dopo essersi trasferita in casa di amici, la moglie comunque ritorna al
domicilio coniugale con la mediazione di parenti. Durante il dibattimento si alternano testimonianze contro i supposti adulteri con
altre che li scagionano, e poché le insinuazioni malevole vengono fatte da una domestica al servizio del padre del sarto, il giudice
nutre fondati sospetti sulla loro veridicità. In aprile viene emessa la sentenza, in cui si dice che, essendovi "la parentela spirituale" tra
il sacerdote e i coniugi Rosa, "non consta che si tratti di illecito attaccamento e non consta che sia stato consumato adulterio"; le
spese del giudizio sono a carico della parte civile. Ma il Rosa, malgrado risulti senza beni di fortuna e viva "con l'industria delle sue
mani da sartore", non accetta la sentenza e presenta l'appello, che viene comunque respinto.
(Il “marrocco” era una specie di mantello con maniche, portato dagli uomini sopra gli abiti, simile a quello usato in Marocco, donde il nome)
I POETI DEL GRUPPO “LIBRI DI-VERSI”
A SCICLI DOMENICA 26 MAGGIO 2013
Sei un poeta, o conosci un poeta
che possa intervenire in questo nostro incontro?
Il 26 saremo a Scicli (Rg) come sempre per un evento da ricordare,
in cui tutti assieme daremo il meglio di noi...
Ti aspettiamo... Passa parola! Contattaci, se vuoi sapere di più
(Elisabetta Ventura, Ciccio Urso, Marianna Buscema, Gaetano Celestre)
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L'8 maggio del 1966, consunto da un'ulcera gastrica, spirava tra le braccia della diletta nipote Ada Futterknecht nella casa avita, al n. 32 di Via Manzoni ad Avola, il Prof. Alessandro Patti, di cui abbiamo pubblicato come Libreria Editrice Urso il volume IL POMERIGGIO - un lungo poema in 4040 versi sciolti - a cura di Salvatore Martorana

Può essere così prepotente il bisogno di soddisfare le voglie più materiali e più crasse da indurre un discepolo a tradire il Maestro? Può tanto la voglia di denaro? Per quale misterioso cammino un uomo arriva a uccidere un altro uomo con la sconvolgente determinazione, lucida insieme e nevrotica, con cui Giuda uccide Gesù? Questo è il tema che A. Patti si è proposto in questa sua mirabile prima opera, in cui tratta anche come, dalla notte dello spirito e dallo straziato rivoltarsi entro se stesso, Giuda ritrovi la via del pentimento e del riscatto umani se non della salvezza eterna. Gli ultimi versi sembra che si riversino, come terribile voce di condanna, sulla attuale società, schiava come è del denaro e di tutte le male arti capaci di conquistarlo. Il messaggio che A. Patti lascia all'umanità è di sprone e di conforto a intraprendere e proseguire il cammino lungo le vie sempre illuminate dalla luce salvifica della Legge e dell'Amore.
SALVATORE
MARTORANA
Alessandro
Patti
Il pomeriggio (introduzione e note di Salvatore Martorana),
Libreria
Editrice Urso, Avola 1999, pp. 174, € 15,49 |
AVOLA 25 APRILE 2013
MEMORIA STORICA
di Corrado Bono
La memoria riporta l'umanità
che piange pecche
e si mostra al domani.
La conoscenza avuta e trasmessa
recapita la frenesia della differenza.
Individuo rigetta il Caino dentro di te.
Proprio proseguendo sul tema della memoria
(che introduce in questo video il poeta Corrado Bono)
l'editore Francesco Urso
parla di un milite ignoto ai più,
Francesco Giangreco
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L'ufficiale avolese Francesco Giangreco
che scoprì Ungaretti sul Carso
di Gianpiero Chirico
Inizia sul Carso messo a ferro e fuoco, l'avventura dell'uomo di penna naufragato nel «porto sepolto»; l'amicizia tra un poeta da scoprire e un generale pigmalione si apre su un'età, quella della Grande Guerra del 1915-'18, che segna la nascita alla poesia di Ungaretti, soldato di trincea, assegnato al fronte, nella brigata Brescia, 19º reggimento, compagnia comandata dal tenente Francesco Giangreco, siciliano.
Giangreco è un ufficiale inflessibile e un uomo incline alla cultura: sin dal primo momento capisce che quel giovane è diverso dagli altri. Tutto inizia quando un suo sottufficiale ritiene opportuno riferire su alcuni episodi che si ripetono con una certa frequenza. Racconta di un soldato assente e assorto che più di una volta ha attirato le schioppettate austriache a causa della sua mania di accendere un fiammifero o una lampada tascabile per annotare misteriose parole su fogli di carta. SEGUE
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I fanti ricordano il generale Giangreco
MESSAGGERO VENETO 30 maggio 2005
pagina 09 sezione: Gorizia
SAGRADO. Soddisfazione per la riuscita di una serie di manifestazioni è stata espressa dall’Associazione nazionale del fante, sezione mandamentale di Gradisca d’Isonzo e Mariano del Friuli, che in occasione del 24 maggio, festa dell’arma della fanteria, ha organizzato una mostra documentale - fotografica relativa agli eventi bellici del 1915 e un percorso storico - letterario principalmente dedicato a Ungaretti e alla guerra.
La mostra è stata allestita nei locali dell’ex scuola materna della frazione sagradina di San Martino del Carso, via Bosco Cappuccio 8.
L’inaugurazione è avvenuta la mattina del 21 maggio scorso. L’esposizione è rimasta aperta al pubblico proprio fino al 24 maggio, con orario continuato (9.30-18.30) e con l’ingresso libero e gratuito. L’iniziativa ha registrato un notevole afflusso di visitatori, superiore alle stesse aspettative degli organizzatori.
Domenica 22 maggio, dopo la messa in suffragio ai caduti, nel locale cimitero di San Martino Carso sono stati resi gli onori ai caduti ed è stato deposto un omaggio floreale sulla tomba del pluridecorato (due medaglie al valore militare e una di bronzo) generale Francesco Giangreco, deceduto a Catania.
Per disposizione testamentaria, il generale Giangreco ha voluto essere tumulato a San Martino del Carso dove, allora giovane tenente di fanteria del regio esercito, vide molti propri commilitoni cadere.
Alla cerimonia era presente il figlio del generale Giangreco, proveniente per l’occasione dal Lazio, al quale sono state consegnate una targa commemorativa, per conto del generale Soave, consigliere nazionale per il Friuli Venezia Giulia, e una toccante lettera.
Il presidente di sezione, a nome di tutti i soci del gruppo gradiscano e marianese, si è impegnato di accudire la tomba e ripetere ogni anno questa significativa cerimonia, resa più austera per la presenza di numerosi labari e bandiere delle associazioni combattentistiche e d’arma della Provincia di Gorizia e da una squillante tromba, con le toccanti note del “Silenzio”.
Il presidente della sezione gradiscana e marianese dell’Associazione nazionale del fante ha voluto ringraziare gli intervenuti alla cerimonia, i collaboratori e quanti hanno sostenuto l’iniziativa, fra i quali i Comuni di Sagrado, Gradisca d’Isonzo e Mariano del Friuli per avere concesso il loro patrocinio.
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